L’Hotel
Anche
se so bene che la Russia è grande e che Mosca, con i suoi dieci milioni di
abitanti è di fatto la più grande metropoli europea, appena uscito dall’aeroporto
e dopo i primi cinque minuti sul bus che porta verso il centro della città a trenta chilometri di distanza non riesco più a fare a meno di guardare allibito il panorama
dei sobborghi cittadini. Una sconfinata distesa di palazzoni lunghi e alti
parecchi piani, tutti uguali o comunque tutti con una evidente architettura
popolare che non concede molto alla fantasia ma che indica una programmazione
urbanistica ordinata. Viale dopo viale, tutti larghi e intensamente riempiti di
auto, bus, camion di tutti i tipi ma tutti decisamente di vecchia generazione,
che convergono ordinatamente verso l’area centrale della città. Il solo aeroporto
internazionale di Seremetyevo ha dieci milioni di passeggeri all’anno, l’area
metropolitana di Mosca ha quasi venti milioni di abitanti e non riesco ad
immaginare quanti di questi si muovano ogni mattina verso il centro della
città.
L’Hotel
che mi hanno prenotato, e dove nel corso della giornata dovrebbero arrivare da
Roma, Parigi e Madrid gli altri partecipanti all’incontro con i chimici e
biologi russi, è facilmente raggiungibile perché è esattamente nel centro della
città, a poche centinaia di metri dalla Piazza Rossa e dalle cupole colorate
del Cremlino, dalla Cattedrale di San Basilio, dal Teatro Bolshoi e dai famosi magazzini GUM, l’enorme Centro Commerciale
considerato la sfida sovietica, oggi della nuova Russia, nei confronti delle
capitali ricche del capitalismo europeo. Conosco il centro di Mosca solo per
averne letto in una decina di guide turistiche ma quello che aggiunge curiosità
al mio arrivo è il sapere che al di là dei palazzi del potere, degli edifici
sfarzosi e illuminati giorno e notte, a poca distanza dalle stanze dove risiede
il Presidente della Russia e il suo Governo, scorre la Moscova, il grande fiume
che attraversa la città. Sono letteralmente affascinato dai grandi corsi
d’acqua che attraversano molte metropoli europee alle quali in genere
conferiscono un fascino decisivo che alle altre grandi metropoli spesso mancherebbe;
come il Po a Torino, la Senna a Parigi, il Tamigi a Londra, la Moldava a Praga.
Per me le città sono quello che sta intorno allo scorrere di questi grandi
fiumi ed è probabile che è proprio la loro presenza che segna l’origine storica
dello sviluppo urbano e dà a certe città una particolare immagine di grandezza.
Ma
al momento del mio arrivo a destinazione è l’Hotel che mi lascia davvero
allibito. Si tratta di un enorme edificio, con la facciata ricca di un
singolare miscuglio di linee orizzontali, disegni scolpiti alle pareti dei
quattro piani, grandi finestroni con particolari e figure inspirate al gotico
in un insieme architettonico chiaramente liberty. Nel frontespizio curvo della
parte superiore e sugli infissi dei finestroni principali risaltano le grandi
vetrate ed una grande composizione in piastrelle di maiolica azzurre. L’ingresso dell’edificio, dove si trova la Hall
di ricevimento dei clienti, è uno stanzone enorme, dal quale si diramano
corridoi e scale in tutte le direzioni. Prima di registrarmi per confermare la
prenotazione della stanza faccio appena in tempo a leggere che l’edificio è
stato costruito alla fine dell’ ’800 e comprende 360 stanze, 70 suite, una
decina di ristoranti e bar, e varie altre sale e salotti di intrattenimento.
Uno dei numerosi commessi in attesa, tutti elegantemente vestiti in nero e
camicia bianca, mi accompagna al quarto piano in ascensore fino alla mia stanza
e silenziosamente si congeda dopo avermi aperto la porta e consegnate le
chiavi. La stanza è enorme, tappezzata di quadri e arazzi alle pareti, con varie
lampade nei diversi angoli del locale ed una grande scrivania di fronte al
letto. Un grande finestrone vetrato fino a terra occupa quasi una intera parete
e aprendo il tendaggio mostra esattamente la zona centrale della città e le
cupole dei palazzi principali.
Poco
meno di due ore dopo, mentre ascolto alla radio in sottofondo musica classica sprofondato
in una enorme poltrona barocca, mi informano al telefono di stanza che
l’incontro del nostro gruppo, essendo tutti ormai presenti, è convocato nella Hall
di lì a mezzora. Decido di non usare
l’ascensore e con un eccesso di temerarietà mi avvio per le scale al fondo del
corridoio. Naturalmente mi perdo immediatamente e girando sale e saloni tutti
strapieni di statue, puffi, arazzi, enormi e pesanti tappeti appesi al muro,
grandi divani e poltroncine ad ogni angolo, arrivo al piano di sotto dove un musicista
sta suonando al pianoforte in una sala con bar e una decina di persone. Poi
scendo ancora una rampa di scale, mi ritrovo in una sala ristorante ed un
grande salone con al centro una giovanissima musicista che sta suonando all’ arpa
più maestosa che abbia mai visto. Ancora più giù arrivo ad una sala con un
enorme schermo tv dove si sta proiettando in lingua inglese alcune scene del Titanic con Leonardo Di Caprio e, dal
lato opposto della sala, La
minaccia fantasma della saga di Star Wars. Arrivo al piano terra ma devo
chiedere più volte e attraversare varie sale, zone bar e saloni prima di
arrivare in un angolo laterale della Hall dove sono già seduti sui vari divani
i partecipanti al meeting dei prossimi giorni.
Riconosco
subito Josè e Maria, i due giovani tecnici spagnoli già incontrati in altre
occasioni in Italia o in Spagna, che mi accolgono con un grande sorriso di
saluto, a fianco di Teresa, già vista una volta in preparazione dell’incontro. Italiana,
ma proveniente dalla Francia, è considerata una fra i migliori biologi del
settore e per quanto poco più che trentenne come gli altri due, è tenuta in
grande considerazione dal top dell’azienda forse anche per un certo fascino
discreto e la simpatia oltre che per la sua nota competenza nella ricerca di
base. Siamo i quattro vestiti in modo
un po’ casual, che si distingue dagli altri 7-8, compresi due francesi che non conosco,
tutti elegantissimi e incravattati. Due di questi dall’aspetto dovrebbero
essere russi e sono loro che stanno introducendo la riunione. Con qualche disagio comprendo che stavano
aspettando solo me e l’incontro ha inizio. Il primo che prende la parola ci fa
un breve resoconto della storia dell’albergo in cui passeremo quasi una
settimana di questa trasferta. Mi rendo così conto del ruolo che ha nel paese questo
posto singolare costruito a fine ‘800, venti anni prima della rivoluzione
bolscevica.
Quando
ancora nell’epoca degli Zar venne aperto all’inizio del ‘900 era l'unico
albergo in Russia con acqua calda, frigoriferi, ascensori e telefoni. Nel 1917,
con la Rivoluzione d’ottobre la capitale del paese venne spostata da Pietroburgo
a Mosca e l’Hotel divenne subito la sede del Comitato Esecutivo per la nuova
legislazione della Russia sovietica, in pratica la sede di lavoro dei Soviet. Lenin
presiedeva qui il Consiglio dei commissari del popolo, di fatto il governo
bolscevico delle origini. Soltanto alla fine degli anni ’30 il luogo riprende il
suo status originale di più importante Hotel dell’Unione Sovietica, frequentato
dai più noti personaggi della politica e della cultura che passavano per Mosca,
con George Bernard Shaw e Bertold Brecht fra i più assidui. Poi durante la Seconda
guerra mondiale divenne sede di tutti i corrispondenti della stampa occidentale.
Oggi è l’albergo di tutti gli
occidentali di un qualche rilievo che si recano a Mosca.
Il
secondo a intervenire è evidentemente il responsabile del Centro di ricerca che
ci racconta la storia di questo insieme di edifici appena fuori Mosca dove
lavoravano all’epoca dell’Unione Sovietica più di 500 ricercatori, in gran
parte biologi. Praticamente il gruppo di ricercatori più numeroso dell’intera
Russia. Almeno fra quelli conosciuti in occidente, aggiunge con un filo di
voce. Quello che non dice è che il Centro
è in grave crisi, privo di aiuti governativi, di apparecchiature adeguate, con
il personale oggi ridotto a meno di un terzo. Di fatto è totalmente dipendente
dalle commesse di ricerca dei paesi occidentali dalle quali dipende anche il
salario mensile di addetti e ricercatori che hanno garantito mensilmente
soltanto un terzo del loro salario di base. La
Russia postsovietica di Eltsin è, almeno per il momento, un paese in caotica
trasformazione dove si tenta di privatizzare tutto quello che conta, dove
cresce in modo esponenziale il numero dei miliardari, quello dei gruppi mafiosi
che tentano di arraffare quanto possono, e quello dei milioni di disoccupati ai
limiti della sopravvivenza. Ho letto che dopo il crollo dell’Unione Sovietica
il tasso di povertà è salito in pochi anni dal 2 al 40 percento. Ma questo il nostro cicerone locale evita di
dirlo.
L’incontro
si chiude con l’invito alla libera uscita. Naturalmente si può cenare nell’ Hotel,
ci comunicano con scarsa convinzione. Scelta che infatti, con l’aggiunta
imprevista di Teresa, alla fine almeno in quattro evitiamo di fare. La Piazza
Rossa con i suoi sfavillanti dintorni ci aspetta. Arriviamo fino ai Magazzini
GUM, tre enormi gallerie vetrate su tre piani così grandi e affollate che ci
convincono a rimandare ad un altro giorno la visita al loro interno. Poi
raggiungiamo l’ingresso della stazione del Metrò di Lubianka, nome della
omonima piazza. Proprio lì davanti quattro
ragazzi, due maschi con le chitarre e due ragazze, una con un violino e l’altra
con un clarino, che sembrano trasferiti di peso da Londra o Amsterdam, suonano
le cose più diverse, dalla musica classica ai Beatles, chiedendo un obolo ai
passanti fra un brano e l’altro. Io vorrei andare verso la Moscova ma solo
Teresa dà qualche cenno di interesse. Alla fine rinunciamo e ormai distrutti
dalla giornata intensa torniamo in Hotel alle nostre stanze. Nell’enorme
lettone, a tende spalancate, con il riverbero delle luci del centro città che
arriva nella stanza mi addormento rapidamente, non prima di aver fatto un’ultima
riflessione. Chissà se per caso in questa stanza hanno passato almeno una notte
Lenin o Stalin o Buckarin?
*
Mosca è la più grande
metropoli d’Europa e con i suoi 10 milioni di abitanti a fine millennio e i
2500 km2 di superfice è considerata una megalopoli, la più a nord e la più
fredda del pianeta. Nella cittadella fortificata al centro della città,
chiamata Cremlino, da cui ebbe inizio l’espansione urbana, risiedono tutte le
principali istituzioni della Russia a cominciare dalla Duma, il Parlamento Alto
della Nazione che ha sostituito i Soviet, fino ai Servizi Segreti ed alla
Chiesa Ortodossa Russa con il suo Patriarca di Mosca. Il centro della città è
solcato con tre larghe anse dal fiume Moscova e dal suo affluente Yauza,
barriere naturali dell’intera area del Cremlino. Il fiume lungo 500 km è noto
storicamente per la battaglia che si svolse sulle sue rive, a circa 100 km
dalla città, dove la campagna napoleonica di Russia venne fermata nel 1812. La
battaglia, ampiamente descritta nel romanzo Guerra e Pace di Lev Tolstoj, costò alle
due parti circa 80mila fra morti, feriti e dispersi, avviando il declino
dell’impero di Napoleone.
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