Dal 74 ° Festival del Cinema di Venezia
( il manifesto 9 settembre 2017 )
Alla
conferenza stampa per promuovere il suo nuovo film «First Reformed» a Venezia
questa settimana Paul Schrader ha detto: ‘Se pensi che l’umanità non stia per
finire non hai prestato abbastanza attenzione. Non penso che il mondo
sopravvivrà per altri cent’anni. Il pianeta ovviamente sì, ma la popolazione è
fritta ormai.’
Il suo film
vede un prete (Ethan Hawke) assalito dalle paure per l’ambiente del marito di
una parrocchiana. Il prete assorbe queste preoccupazioni radicalie le combina
con i suoi demoni personali. In un altro film, «Downsizing» di Alexander Payne
una fuga di metano dai ghiacciai dell’Artico mette in pericolo tutto il mondo.
Anche le mosse più radicali per ridurre l’inquinamento sono rese inefficaci da questo
evento. Il documentario di Ai Weiwei «Human Flow» parla prevalentemente della
crisi dei profughi, ma anche questo è unfenomeno spinto dal cambiamento del
clima e della distruzione dell’ambiente vivibile, di paesi e città. L’artista
cinese racconta un movimento globale che mette in pericolo le vite di milioni
di persone, spogliandosi di ogni certezza. Infine, il nuovo film di Darren
Aronofsky «Mother! » propone un’ allegoria apocalittica e devastante, nascosta
dietro un film dell’ orrore. Anziché un lupo travestito da pecora questa
pellicola è un lupo terrificante travestito da lupo un po’ più piccolo.
Non è che
non ci siano state opere varie che hanno guardato al futuro dal punto di vista
ambientalista, ma si trattava di documentari di attivisti con un filo di
ottimismo come quelli di Al Gore e Leonardo di Caprio o fantasie di disastri
futuri che fingono di essere incubi: come «L’alba del giorno dopo», «Il Libro
di Eli» o «Mad Max». Ma a Venezia quest’anno il clima è cambiato in una maniera
molto drammatica.
I film
elencati sopra non sono per niente simili come generi o storie, ma il loro tono
è molto simile. È nato un nuovo pessimismo. Una rabbia aspra e con poca o
nessuna speranza. La fine del mondo non sembra più divertente e le solite scuse
dei politici o degli industriali per non fare nulla cominciano ad essere
insopportabili.
Questi film
non offrono nessuna soluzione: il tempo per le soluzioni è già finito, da anni.
Il lieto fine non esiste. «Downsizing» suggerisce solo che moriamo con un
pizzico di dignità, con il conforto di un amore romantico. «First Reformed»
offre lo stesso ma più come una fantasia, talmente ovvia da non essere di
alcuna consolazione. «Mother! » propone un ciclo terrificante di millenni di
sofferenza e distruzione. Nemmeno la bellezza di Jennifer Lawrence può salvarci
alla fine. Ma paradossalmente questi film mi ispirano perché finalmente
qualcuno sta prendendo sul serio la situazione. Una sirena di emergenza non ha
bisogno di essere musicale o divertente. Dev’essere molto forte e deve suonare
subito.
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