La giunta
Pigliaru segue le orme del berlusconiano Cappellacci e svuota il piano di
Renato Soru. Intervista di Luca Rojch alla presidente del FAI Giulia
Maria Crespi.
di Luca Rojch *
Non perde mai l'aplomb, ma la passione per la Sardegna traspare dalla voce che si fa vibrante. Giulia Maria Crespi, presidente onorario del Fai, ha lo spirito combattivo di una guerriera per l'ambiente. Boccia senza nessun appello la legge urbanistica varata dalla giunta e non ancora arrivata in Consiglio e non ha nessun dubbio. «Le coste sarde sono in pericolo».
Le piace la nuova legge urbanistica?
«Ho sempre difeso quest'isola. Amo questa terra come se fossi nata qui. Sono arrivata in Sardegna nella primavera del 1960 ed è stato amore a prima vista. Nei miei occhi resta questa immagine e mi rattrista leggere le prospettive che si aprono con questa nuova legge urbanistica. Sono convinta che sia in atto una nuova invasione da parte del Qatar e vedo questa legge come una concessione agli interessi di questo investitore. In questo io vedo un pericolo».
Ma la legge urbanistica non riguarda solo la Costa Smeralda, ma tutta l'isola.
«Lo so benissimo. E io dico questo perché la Sardegna va tutta tutelata. È molto triste che la giunta contravvenga al Piano paesaggistico regionale ideato da Renato Soru».
Per lei il Ppr rimane un punto di riferimento?
«Certo. Il Ppr non deve essere toccato. Per anni con il Fai abbiamo spiegato in tutta Italia che la Sardegna è una delle due regioni a essersi dotata di un Piano paesaggistico. Un motivo di orgoglio. Uno strumento che ha salvato la Sardegna dai cementificatori. Vedo in questa giunta un atteggiamento omissivo e ambiguo. Pronto ai compromessi. Si deve essere intransigenti».
Cosa farebbe lei?
«Per prima cosa si deve salvare il Ppr, poi io porterei la linea di inedificabilità da 300 a 500 metri dal mare. Dobbiamo difendere la Sardegna e il suo ambiente che è il suo bene più prezioso. Ho letto in questi mesi delle inchieste delle procure sarde sui casi di possibile inquinamento legato alle attività industriali. Non è quello il futuro dell'isola».
Su cosa si dovrebbe puntare?
«Non ho dubbi: la bellezza e
l'integrità del suo territorio, delle sue bellezze naturalistiche e artistiche.
La maggior parte delle persone non le conosce. Si deve sfruttare il turismo di
alto livello nei mesi di spalla. Si deve portare a conoscere i grandi artisti e
le bellezze uniche di quest'isola. Lo si fa ancora troppo poco. In Sardegna c'è
un artigianato di grande qualità. Un altro cardine è l'agricoltura. Un tempo
l'isola forniva le primizie al resto dell'Italia. Dai carciofi ai fiori. Si
deve ritornare là. A quella qualità. L'isola ha dei prodotti agroalimentari
insuperabili. Il pecorino è una prelibatezza, la ricotta di pecora qualcosa di
inimitabile, non come quella che viene fatta con il latte in polvere arrivato
dalla Germania. Per non parlare di carne e prosciutti. Il futuro passa dalla
valorizzazione di « prodotti e tradizioni».
La giunta dice di lavorare in questo senso.
«Non fa abbastanza. L'interno della Sardegna si svuota. I paesi si spopolano, si dovrebbe al contrario incentivare i giovani a ritornare nelle campagne e nei paesi dell'interno dell'isola. In questo modo si migliora la qualità della vita della Sardegna e le si dà un futuro. La Regione dovrebbe incentivare il ritorno dei giovani e in particolare il ritorno al lavoro nelle campagne. Le terre dell'isola vanno valorizzate e difese. Non si pensa mai all'agricoltura. In tanti hanno abbandonato le terre che ora sono devastate dai cinghiali. Aiutamo i giovani a riscoprirle. Io ho 94 anni e queste battaglie le faccio per i giovani e per il loro futuro».
Si deve pensare meno al cemento e più all'ambiente?
«Non c'è dubbio, la Sardegna non deve diventare il bersaglio di chi pensa solo a depredarla e a sfregiarla per arricchirsi».
Gli hotel devono poter adeguare i loro standard ricettivi alle esigenze del mercato se si vuole fare turismo.
«Nessuno lo nega. Si possono fare tutte le ristrutturazioni che si vuole all'interno, ma senza aumentare le volumetrie sul mare di un solo metro cubo e senza fare sopraelevazioni. Si deve seguire il Ppr di Soru e non tentare di aggirarlo concedendo possibilità di costruire in aree pregiate».
La nuova legge urbanistica ha come principio filosofico di fondo il concetto del riuso. Del non consumo del suolo.
«Non sono d'accordo. Si deve restare ancorati alle linee dettate dal Ppr di Soru, che è un esempio per tutta l'Italia».
Ma la Sardegna deve avere una legge urbanistica. Lo sostiene anche Soru.
«Certo, ma serve una legge che conservi l'assoluto divieto del consumo del suolo. Esistono delle linee precise. Si deve recuperare l'esistente come ha fatto il Fai con le Saline Conti Vecchi e la batteria di Talmone a Palau, Ho letto in questi giorni che nel Testo unico sul turismo è previsto l'incremento delle case mobili anche nella fascia dei 300 metri. Ecco questo è un esempio di cosa non si deve fare. Questo è un esempio di cosa la giunta Pigliaru dovrebbe combattere e non prevedere».
La giunta dice di lavorare in questo senso.
«Non fa abbastanza. L'interno della Sardegna si svuota. I paesi si spopolano, si dovrebbe al contrario incentivare i giovani a ritornare nelle campagne e nei paesi dell'interno dell'isola. In questo modo si migliora la qualità della vita della Sardegna e le si dà un futuro. La Regione dovrebbe incentivare il ritorno dei giovani e in particolare il ritorno al lavoro nelle campagne. Le terre dell'isola vanno valorizzate e difese. Non si pensa mai all'agricoltura. In tanti hanno abbandonato le terre che ora sono devastate dai cinghiali. Aiutamo i giovani a riscoprirle. Io ho 94 anni e queste battaglie le faccio per i giovani e per il loro futuro».
Si deve pensare meno al cemento e più all'ambiente?
«Non c'è dubbio, la Sardegna non deve diventare il bersaglio di chi pensa solo a depredarla e a sfregiarla per arricchirsi».
Gli hotel devono poter adeguare i loro standard ricettivi alle esigenze del mercato se si vuole fare turismo.
«Nessuno lo nega. Si possono fare tutte le ristrutturazioni che si vuole all'interno, ma senza aumentare le volumetrie sul mare di un solo metro cubo e senza fare sopraelevazioni. Si deve seguire il Ppr di Soru e non tentare di aggirarlo concedendo possibilità di costruire in aree pregiate».
La nuova legge urbanistica ha come principio filosofico di fondo il concetto del riuso. Del non consumo del suolo.
«Non sono d'accordo. Si deve restare ancorati alle linee dettate dal Ppr di Soru, che è un esempio per tutta l'Italia».
Ma la Sardegna deve avere una legge urbanistica. Lo sostiene anche Soru.
«Certo, ma serve una legge che conservi l'assoluto divieto del consumo del suolo. Esistono delle linee precise. Si deve recuperare l'esistente come ha fatto il Fai con le Saline Conti Vecchi e la batteria di Talmone a Palau, Ho letto in questi giorni che nel Testo unico sul turismo è previsto l'incremento delle case mobili anche nella fascia dei 300 metri. Ecco questo è un esempio di cosa non si deve fare. Questo è un esempio di cosa la giunta Pigliaru dovrebbe combattere e non prevedere».
* www.eddyburg.it
da La
nuova Sardegna ,2 agosto 2017
Sardegna, «nella legge urbanistica c’è uno scempio»
Intervista a Renato Soru.
A rischio quel 50% delle
coste ancora intatte, l’ex governatore Renato Soru contro l’articolo 43 del
piano della giunta Pigliaru: «Per quella parte dove non si è costruito la
tutela garantita dal Ppr deve rimanere, le regole devono valere per tutti»
di Costantino Cossu *
C’è un articolo della legge
urbanistica preparata dalla giunta sarda del presidente Pigliaru (Pd), al
centro in queste settimane di molte polemiche, che a Renato Soru proprio non
piace. L’uomo che guidava l’esecutivo quando nel 2006 fu approvato il Piano urbanistico
regionale (Ppr) che ha messo al sicuro le coste della Sardegna dall’edilizia di
rapina spara a zero contro l’articolo 43. Su tutto il resto è disponibile a
trattare, ma su quella parte del testo darà battaglia.
Cos’ha l’articolo 43 che non va?
Non va perché dice che per “progetti
di particolare rilevanza economica e sociale”, questa è la formula indicata nel
testo, possono essere stipulati accordi di programma in deroga al Ppr. È
inaccettabile. Significa che in base a un accordo del tutto discrezionale con
la giunta regionale, questo o quell’altro imprenditore privato può non
rispettare le regole del Piano urbanistico regionale. Quindi, ad esempio,
costruire alberghi o villaggi turistici nelle zone costiere ancora libere da
costruzioni. Su questo non è possibile alcuna mediazione.
Sarebbe di fatto uno svuotamento del
Ppr?
Sì. E su questo punto davvero non è
possibile accettare alcuna discussione. Vede, le destre hanno costruito una
specie di leggenda secondo la quale il Ppr impedisce di costruire, dà un colpo
mortale all’industria edilizia e danneggia il turismo. Non è così. Il piano
fissa invece dei criteri generali di tutela nell’interesse collettivo. Nei
decenni passati sulle coste sarde si è costruito molto e soprattutto male. Sono
trecentomila le seconde case disseminate da nord a sud, da est a ovest. Il
cinquanta per cento del suolo è stato consumato in questo modo: ville, villette
e villaggi a schiera che per gran parte dell’anno restano disabitati. Resta un
altro cinquanta per cento che invece è incontaminato. Per ciò che riguarda il
già fatto, il suolo già occupato dal cemento, il Ppr detta regole che insistono
sul concetto di recupero e di riqualificazione. Per ciò che invece ancora non è
stato toccato, indica criteri generali di tutela assoluta.
E se passasse l’articolo 43? Il
cemento potrebbe arrivare nel 50 per cento vergine?
Per “progetti di particolare
rilevanza economica e sociale” il vincolo potrebbe cadere. Una deroga
inaccettabile. Per quella parte delle coste dove non si è costruito la tutela
garantita dal Ppr deve rimanere, le regole devono valere per tutti. Chi è che
stabilisce che un progetto, presentato magari da un grande gruppo nazionale o
internazionale, ha “particolare rilevanza economica e sociale”? In base a quali
criteri verrebbe presa la decisione di dare il via libera? Basta un po’ di buon
senso per capire quali sono i rischi.
Il progetto della giunta Pigliaru
prevede anche un aumento di cubature per gli alberghi che già esistono, sino al
25% del volume in essere. Su questo punto cosa pensa?
Con il “Piano casa” approvato dalla
giunta di centrodestra (guidata da Cappellacci, ndr) che ha preceduto il
governo Pigliaru, già quasi tutti gli alberghi, in Sardegna, hanno aumento le
cubature. Solo in pochi non ne hanno approfittato. Per chi già è stato
“premiato” dalle norme della giunta di centrodestra, un secondo “premio” deve
essere escluso. Per gli altri, quelli che ancora non hanno aumentato le
cubature, si può vedere. Ma devono essere ammessi soltanto interventi di
riqualificazione finalizzati ad adeguare la domanda a una richiesta turistica
che nel tempo è mutata. E poi va fissato un tetto massimo differenziato caso
per caso. Perché se un albergo è già molto grande, è impensabile che gli si
possa concedere di ampliarsi del 25%.
Se la giunta porta in aula un testo
che prevede l’articolo 43 così come oggi è formulato?
Se fossi un consigliere regionale,
voterei no. Ripeto, quell’articolo è inaccettabile.
La giunta ha presentato anche un
testo unico sul turismo che per i campeggi prevede un aumento di cubature per
casette di legno e bungalow. Lei che ne pensa?
Tutto il male possibile. Nei
campeggi ci devono stare le tende e poche strutture removibili. D’inverno le
zone occupate dai campeggi, che spesso sono zone di pregio a due passi dal
mare, devono tornare vuote. Cosa facciamo, autorizziamo sulle spiagge villaggi
turistici mascherati da campeggi?
Eduardo Salzano, il grande urbanista
che lei ha voluto come consulente per redigere il Ppr, ha scritto sul suo sito
Eddyburg: “La giunta Pigliaru fa strame del Ppr, cede la sovranità dell’isola
agli sceicchi del Qatar”…
Gli sceicchi non sono soltanto
quelli in ghutrah e kandura. Ci sono anche “sceicchi” in abito scuro e
cravatta. Dico, però, all’amico Salzano, che ancora, per fortuna, non è così. O
meglio, bisogna impegnarsi perché non diventi così.
*
da il manifesto del 4 agosto
2017
Nelle foto: l'hotel El Faro di
Alghero e l’eco-mostro in
costruzione a La Caletta di Carloforte
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