Le polaroid di Wim Wenders


La fotografia è entrata presto nella vita di Wim Wenders e ancora lo accompagna sui set dei suoi film e in viaggio. 



A sei anni il padre gli regalò una Leica, ma tra gli anni sessanta e gli ottanta la Polaroid era il suo apparecchio preferito. La inserisce persino nel suo primo lungometraggio, Alice nelle città (1974), in cui il protagonista viaggia con una Polaroid Sx-70. Il modello non era stato ancora ufficialmente distribuito ma l’azienda statunitense decise di mandargli un prototipo in anteprima, e lui lo inserì nella storia. 


Per il regista tedesco la fotografia istantanea è stata un ulteriore mezzo di indagine per i suoi film ma non solo: le sue polaroid sono un diario di viaggio e un’occasione per sperimentare con le immagini. Nella mostra Wim Wenders. Instant stories sono raccolte circa 240 di queste foto, che viste nel loro insieme diventano una finestra speciale sull’autobiografia dell’autore. L’evento è organizzato e curato dalla fondazione C/O Berlin, e sarà aperto fino al 23 settembre. 


 da www.internazionale.it  - 16 luglio 2018

I newyorkesi si riprendono Central Park: da giugno stop alla circolazione delle auto nel parco





Sta arrivando l’estate. Con la stagione calda viene voglia di vacanze, di sole, di mare. Per chi resta in città, l’estate regala desiderio di passeggiate all’aperto. Per chi resta in una megalopoli come New York, poi, a maggior ragione. Quale miglior posto per trascorrere qualche ora all’aria aperta a praticare uno sport, a passeggiare per i viali o a leggere un libro seduti su una panchina, se non Central Park? Tanto più che dal 27 giugno 2018 sarà vietato alle automobili.


Una decisione storica

La decisione del sindaco Bill De Blasio rientra nel piano Vision Zero, un programma ideato nel 2014 con l’obiettivo di ridurre in città gli incidenti mortali del 50% entro il 2025. Lo stop alle auto in Central Park mira quindi in primo luogo a diminuire gli incidenti pedonali e, in secondo luogo, a ridurre l’inquinamento dell’aria.

De Blasio ha detto: «Il nostro parco è per le persone, non per le automobili. Per più di un secolo le auto hanno trasformato alcune parti del parco più iconico del mondo in un’autostrada. Adesso lo riprendiamo. Diamo priorità alla sicurezza e alla salute di milioni di genitori, bambini e visitatori che accorrono a Central Park».

Central Park in autunno

Quali strade resteranno aperte alle auto

Nel 2015 l’amministrazione newyorkese aveva già introdotto delle limitazioni per i veicoli nella parte nord di Central Park. Il 27 giugno, invece, la limitazione sarà totale, fatta eccezione per quattro strade: la 97esima, l’86esima, la 79esima e la 65esima. Queste strade non saranno interessate dal divieto di transito perché, nel progetto originale del parco, erano state realizzate per migliorare il traffico sotto la 72esima strada nella parte sud.


Breve storia di Central Park

Il parco più famoso di New York è stato ideato tra il 1860 e il 1870 da Frederick Law Olmsted e Calvert Vaux. Da allora e fino alla fine degli anni ’70 del Novecento circa, il parco è stato attraversato da automobili e veicoli che hanno causato un certo degrado finché, nel 1980, non fu creato il Central Park Conservancy, associazione non profit per la conservazione del parco. Da quel momento in poi il parco ha visto una continua manutenzione che ha naturalmente portato un maggior numero di visitatori, passando dai circa 13 milioni all’anno del 1980 ai 42 milioni di oggi. Dal 27 giugno 2018 Central Park tornerà quindi a essere dei pedoni e dei ciclisti: la data non è stata scelta a caso. Si tratta, infatti, del giorno successivo alla fine delle lezioni della scuola pubblica americana e dell’apertura delle piscine.


 * da ehabitat.it - 7 giugno 2018

I misteriosi nomi delle strade di Berlino e della Germania raccontano una storia che i tedeschi fanno fatica ad ascoltare




Raccontare la toponomastica in Germania significa anche confrontarsi con il suo passato.

La toponomastica non è un affare da poco. I nomi delle strade e dei luoghi comuni hanno un valore storico e simbolico, informano i cittadini del passato e delineano l’immaginario collettivo presente e futuro. Il confronto della Germania con il suo passato è una delle caratteristiche che rende la storia di questo Paese un libro non ancora finito, e ne è d’esempio le notizie che riguardano la ridenominazione di strade e piazze che ricordano personaggi da un passato controverso.

L’eredità coloniale
Mentre la società tedesca del dopoguerra si è dimostrata quasi sempre auto-critica nei confronti degli errori del nazismo, quando si parla del ruolo della Germania durante il periodo di espansione coloniale sembra che ci sia una maggiore riluttanza nel farsi carico delle colpe del paese nei paesi Africani. A Berlino continua il dibattito sull’eredità coloniale del paese, come per la fermata della metro Mohrenstraße. The Local cita altre strade come la Wissmannstraße, che deriva dall’esploratore Hermann von Wissmann, divenuto poi inviato ‘speciale’ dal Re Leopoldo II di Belgio in quella che oggi è la Repubblica Democratica del Congo vista la sua abilità nel piegare interi villaggi al volere Europeo, bruciandoli. Altri nomi ricordati per le vie di Berlino include anche quello di Adolf Lüderitz, da cui la Lüderitzstraße nel quartiere Africano di Berlino prende il nome. Mercante e personaggio politico durante gli anni spesi nella colonia dell’Africa Tedesca del Sud-Ovest, corrispondente oggi allo stato della Namibia, sfruttò e prese il controllo delle risorse e terre dei locali. Tutt’oggi in Namibia esiste la cittadina di Lüderitz, soprannominata anche la “Monaco del Deserto”. Lo stesso quartiere Africano di Berlino, l’Afrikanische Viertel, ha un passato controverso: il fondatore Carl Hagenbeck, il famoso commerciante di animali ‘esotici’ di Amburgo che coniò l’esposizione di animali rari accanto ad essere umani, sognava di rendere il quartiere un’area espositiva di animali e “esseri umani” inconsetui all’occhio tedesco.

L’assurda storia della Petersallee
In questa macabra lista di coloni spietati appare anche la Petersallee, a Berlin-Wedding, inizialmente intitolata al comandante di una provincia della colonia dell’ Africa Orientale Tedesca, Carl Peters,  inizialmente considerato un eroe e ora ricordato come “Milkono wa Damu“, l’uomo con le mani macchiate di sangue. Nel 1986 a Berlino fu deciso di mantenere il nome di Petersallee. Cambiò il nome di battesimo del Peters. Non più  Carl, Peters, ma Hans Peter, avvocato, politico e membro della resistenza contro il regime nazista.

Il ruolo della Berlin Postkolonial
Sono anni che l’associazione tedesca Berlin Postkolonial cerca di mobilitare l’attenzione pubblica verso i nomi di queste strade e l’eredità storica che si portano dietro. La proposta è di cambiare il nome delle strade in onore di personaggi che vengono da diversi paesi Africani. Eppure a dire di tanti residenti il discorso ha poca rilevanza per loro e, anzi, cambiare il nome delle strade comporterebbe una serie di intoppi burocratici che richiedono tempo ed energie. Come riportato in delle interviste fatte dalla Deutsche Welle, quando si è parlato di rinominare la Petersallee la risposta di un commerciante è stata “Non ero neanche nato quando Peters era in Africa. Non abbiamo problemi maggiori dei nomi delle strade?” e ancora “Questi nomi appartengono alla nostra comunità, al nostro quartiere, alla nostra cultura”, a dire del portavoce dei residenti dell’ Afrikanische Viertel che si sono opposti nel 2011 con una petizione che ha raccolto 1500 firme per evitare che la strada cambiasse nome. La proposta è stata però rigettata dal consiglio comunale, e ora è in corso un processo di consultazione con i cittadini che sono stati chiamati a considerare in particolare figure femminile che hanno combattuto e denunciato l’imperialismo tedesco e si sono battute per i diritti umani dei colonizzati. Come riportato dal Handelsblatt ora esiste una lista di 196 nomi che includono figure come la cantante Sud Africana Miriam Makeba, e altre figure come l’attivista politica keniota Wangari Maathai.

Parità di genere, una lotta combattuta anche per strada
La scelta di voler dedicare i nomi di strade e piazze a personaggi femminili è una decisione che mira al raggiungimento di una vera parità di genere tra uomini e donne. E’ un dato di fatto che la stragrande maggioranza di strade e vie sia in Italia che in Germania sia totalmente sbilanciata verso gli uomini. Il New York Times riporta che nel quartiere Berlinese di Kreuzberg è stato deciso che strade e piazze dovranno essere dedicate a donne, fino a quando non sarà raggiunta totale parità con gli uomini. Infatti delle 375 strade di Kreuzberg solamente 12 sono state intitolate a figure femminili. Quando ne 2013 dovettero scegliere a chi intitolare la piazza di fronte al Museo Ebraico di Berlino i funzionari del museo proposero il filosofo Moses Mendelssohn, figura chiave dell’Illuminismo ebraico. Visto il verdetto vigente a Kreuzberg, la proposta fu rigettata e allora decisero di nominare la piazza anche a Fromet Guggenheim, moglie di Moses. La piazza oggi si chiama Fromet-und-Moses Mendelssohn Platz.

Un’assemblea comunale per controllare la toponomastica
A Friburgo, cittadina della Germania sud-occidentale, il discorso dei toponimi è una questione ancor più seria. In un articolo de Gli Stati Generali si parla di una commissione di esperti all’interno dell’amministrazione comunale ha analizzato i nomi tutte le strade e piazze della cittadina tedesca per controllare che non fossero stati intitolati a personaggi che: avessero sostenuto attivamente il nazionalsocialismo, avessero esposto teorie o azioni razziste, antisemite, militaristiche e/o di odio nei confronti delle donne. Un lavoro durato più di cinque anni e che il 28 di novembre di quest’anno è culminato con il cambiamento delle seguenti strade: la Rennerstraße, dedicata all’illustre cittadino Friburghese del 1610 che aiutava le famiglie povere della città e intanto mandava al rogo le donne considerate ‘streghe’, diventerà la Borgmannstraße, dedicata a Grete Borgmann, paladina dei diritti delle donne nonchè fondatrice dell’associazione volta a proteggerne i diritti Frauering. La Eckerstraße intitolata a Johann Alexander Ecker, esponente del socialdawinismo diventerà la Ernst-Zermelo-Straße, matematico antifascista di Friburgo. E così ancora per altre 10 strade che cambieranno il nome, 15 che manterranno il nome ma che avranno una placchetta aggiuntiva che raccontano il passato dei personaggi a cui ne è intitolata la strada.

* da berlinocacioepepemagazine.com – 3 gennaio 2018